Nel corso degli ultimi giorni abbiamo potuto assistere, nella nostra città come in gran parte d’italia, ad una grande mobilitazione di protesta.
La causa di ciò può essere identificata con la stesura, da parte dei ministri Tremonti (economia), Gelmini (istruzione) e Brunetta (funzione pubblica), di tre leggi che, secondo l’opinione dei manifestanti, porteranno ad una progressiva umiliazione e svalutazione della scuola pubblica a favore di quella privata.
La protesta ha avuto inizio a ravenna con manifestazioni studentesche, alle quali è seguita, nel giro di qualche settimana, l’ occupazione di tutti gli istituti superiori del comune tramite votazione democratica tra gli studenti.
Nella fase iniziale del movimento si potevano riscontrare nell’ opinione pubblica forti dubbi non solo sulla serietà della protesta, ma anche sulla legittimità di essa. Non è mancato infatti chi senza esitazione l’abbia definita un atto violento, e i suoi artefici come “pagliacci criminali” (fonte “La Voce 22/10”).
All’ interno delle scuole molti professori e studenti si opponevano fermamente alla sospensione della didattica giudicandola illegittima e motivata soltanto dal voler saltare lezioni, e non sono mancati tentativi di sabotaggio dalla fazione più determinata di essi.
Con il passare dei giorni gli oppositori alle occupazioni si sono però trovati di fronte ad una situazione che non rispecchiava le loro previsioni iniziali: vi era infatti un’ organizzazione, tenuta dagli studenti stessi, che manteneva l’ordine e ideava iniziative autogestite all’ interno degli spazi occupati. Queste iniziative si svolgevano sotto forma di brevi lezioni tenute da personalità invitate nella scuola e di dibattiti in cui gli studenti discutevano sulle proprie idee ed impressioni.
Questi momenti, oltre che sottolineare la serietà della protesta, hanno fornito agli studenti una grande occasione di informazione e confronto al di fuori del contesto puramente didattico al quale sono sottoposti per tutto l’anno scolastico. Inoltre gli studenti hanno formato gruppi specifici che si sono occupati di tenere i rapporti con la stampa locale, al fine di garantire una visione equa della protesta. Grazie a questo fatto sono stati infatti contestati (e in seguito smentiti dai giornali stessi) articoli di cronaca locale che descrivevano la situazione all’ interno delle scuole come caotica e vacanziera. Sono state organizzate campagne di sensibilizzazione attraverso volantinaggi e cortei di protesta finalizzate ad attirare l’attenzione dell’ opinione pubblica.
Oggi, ad una settimana dall’ inizio della protesta, l’opinione pubblica è fortemente mutata ed appoggia largamente gli studenti manifestanti (fonte sondaggio Demos per Repubblica), l’indice di gradimento verso il governo ha subito un calo, ma soprattutto è stato attirata l’attenzione della popolazione sulla questione. Le occupazioni degli istituti di ravenna iniziano a cessare (licei classico e scientifico), ma la lotta dei ragazzi non si interrompe. Si prospetta infatti un mutamento di essa: dalla sospensione della didattica si passerà a incontri pomeridiani autogestiti per continuare il lavoro di informazione; inoltre si organizzeranno manifestazioni di piazza (prossimi appuntamenti giovedì 30 ottobre e lunedì 17 novembre). L’obiettivo che ci si pone è di formare un movimento di opinione che faccia pressione affinché vengano ritirare, o almeno modificate, le leggi contestate. A questo fine si cercherà di unire lo sforzo degli studenti a quello di insegnanti, genitori e lavoratori del settore scolastico. Si formerà una rete per coordinare le migliaia di piccole azioni sul territorio e ottenere una più efficace azione a livello nazionale.
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